'Made Green in Italy'. In arrivo prodotti col nuovo marchio

A breve dovrebbero arrivare sul mercato prodotti con il nuovo marchio “Made Green in Italy” che certifica, oltre all’origine italiana, anche il rispetto di determinati standard di produzione a basso impatto ambientale.<br>La nuova certificazione riguarda tutti i prodotti, alimentari e non, nonché servizi. Il marchio è del Ministero dell’Ambiente, rilasciato su domanda dei produttori dopo la verifica dei requisiti necessari. Un decreto ministeriale che entra in vigore il 13 giugno ha fissato le modalità di presentazione delle domande di rilascio delle licenze di utilizzo che hanno durata triennale (1).
Quali requisiti per l’ottenimento di questo marchio, e quindi le “garanzie” per il consumatore?
Non ci sono disposizioni specifiche, anche considerando che sono coinvolti TUTTI i prodotti e servizi già dotati del marchio “made in Italy” e che quindi le caratteristiche “ecologiche” possono essere diverse ed anche regolate dalle stesse aziende produttrici nell’ottica di rendere i propri prodotti più competitivi.
In termini generali i prodotti devono presentare prestazioni ambientali pari o superiori al parametro di riferimento seguendo il metodo europeo PEF (product environmental footprint) di valutazione della cosiddetta “impronta ambientale” definita con i criteri stabiliti dalla Raccomandazione 2013/179/Ue.
L’impronta ambientale è valutata sulla base delle prestazioni ambientali di un prodotto analizzato lungo tutto il suo ciclo di vita, e calcolata principalmente al fine di ridurre gli impatti ambientali considerando TUTTE le attività della catena di produzione e fornitura, dall’estrazione delle materie prime fino alla gestione del fine-vita.
Nella pratica la valutazione riguarda gli impatti sull’ambiente che può avere l’estrazione di una materia prima, il suo trasporto, la sua lavorazione (e le sostanze necessarie, le emissioni sull’ambiente, etc.), nonché tutto il processo produttivo fino alla distribuzione per la vendita, e alla gestione del prodotto a fine vita, diventato rifiuto da smaltire.
L’iter prevede alcuni passaggi “burocratici”. Prima di tutto dovranno essere definite delle “regole di categoria” per classi di prodotto, su iniziativa di soggetti pubblici o privati, per esempio un gruppo di aziende produttrici. Fatto questo e ottenuto il riconoscimento del ministero, potranno essere chieste le realtive licenze per l’uso del marchio.
Per il consumatore, sulla base degli stretti e dettagliati criteri delle normative che regolano il rilascio del marchio, c’e’ solo da affidarsi confidando che la scelta di acquistare il prodotto abbia una conseguenza positiva sull’ambiente. Come tutte le altre e diverse disposizioni di legge che si sono poste questo obiettivo, una valutazione non potrà che essere successiva e non sui propositi.
Di certo si tratta di un aspetto importante, molto più della certificazione di origine italiana.
(1) Decreto Min.Ambiente 56/2018 di attuazione dell’art.21 c.1 Legge 221/2015
di RIta Sabelli

Fonte: https://www.aduc.it