La cryptorivoluzione di Facebook

Il progetto dovrebbe materializzarsi nel 2020: una moneta elettronica che dovrebbe semplificare la vita di 2 miliardi di utenti quotidiani di Facebook: la libra. <br>Lanciata col supporto di diversi partner prestigiosi (tra cui Visa, MasterdCard, Uber, eBay, Paypal. Booking.com, Vodafone), non sembra essere solo un metodo per cercare di far dimenticare il terremoto di Cambridge Analytica (la vendita illegale dei loro dati per vari motivi che ha portato Zuckerberg davanti ai tribunali di mezzo mondo), ma l’avvio di una rivoluzione che, almeno in quelle che sembrano essere le promesse e le premesse, potrebbe comportare un triplice effetto:

1 – L’uscita dal ghetto
Molti conoscono le cryptomonete, con il Bitcoin in testa e a seguire i suoi avatar. Sono note le vicende speculative di queste valute che fanno fortune e disgrazie di altrettanti molti. Ma questi “molti” sono una quantità riferita al mondo degli addetti ai lavori, decisamente limitato, marginale rispetto al grande pubblico. La “libra” ha tutte le carte in regola (mediatiche e numeriche, al momento) per coinvolgere miliardi di persone che altrimenti mai avrebbero avuto occasione di “acquistare e vendere” con una moneta che non è espressione “sovrana” di uno Stato. Una grande differenza.
2 – Un sistema autosufficiente
Va da sé che il modello di Facebook sarà diverso con l’avvento della libra. Oggi questo colosso guadagna quasi esclusivamente con la pubblicità online, ora è in arrivo una diversificazione grazie al fatto che c’é un legame in più coi suoi 2 miliardi di “fedeli”. Non solo. Ma è altamente probabile che gli altri del GAFA (Google, Apple, Facebook, Amazon) con cui Mark Zuckerberg si spartisce il potere della cosiddetta new-economy, non stiano lì a far da spettatori. Vuoi che Amazon, leader del e-commerce, non faccia nulla? Del resto, la tendenza (e la realizzazione) dell’autosufficienza è uno dei metodi economici all’ordine del giorno di tutti coloro che dicono di essere innovativi: portarci dalla culla alla bara semplificandoci la vita e facendocela – come ci fanno credere – costare molto meno (nel loro piccolo – rispetto al GAFA – abbiamo gli esempi nostrani di banche e Poste).
3 – Disarticolare l’ordine monetario
Al momento i vari istituti di credito si dovrebbero preoccupare per l’arrivo nel loro ambito di una potenza come Facebook, e se lo spazio si è creato per arrivo e affermazione di carri armati di questo tipo, non è un avvenimento astrale, ma vuol dire che più di qualcosa delle politiche di questi istituti non è stata all’altezza della domanda; con l’aggiunta dell’enorme discredito che queste politiche “aggressive” (per usare un termine gentile) e tutt’altro che trasparenti, hanno creato nella loro utenza.
A lungo termine, come conseguenza, non si può escludere una sorta di disarticolazione dell’attuale ordine monetario. Ordine in cui impera il privilegio di battere moneta da parte delle banche degli Stati e di quelle centrali. L’arrivo di un gruppo privato di tale stazza (il Bitcoin ad oggi non ha fatto neanche il solletico) cosa comporterà? E mentre nell’immediato la libra si è assicurata la stabilità legandosi ad un paniere con le più importanti divise, siamo sicuri che un domani sarà sempre così?
Mai come ora vale il motto “prevenire è meglio di combattere”. Dove prevenire non significa censurare, ma regolamentare.
di Vincenzo Donvito

Fonte: https://www.aduc.it