22 Ago L’Italia è tra i primi cinque paesi del mondo per surplus manifatturiero
Il rapporto I.T.A.L.I.A. 2019 – Geografie del nuovo made in Italy acronimo e racconto dell’identità produttiva e sociale italiana – dall’Industria al Turismo, dall’Agroalimentare al Localismo, dall’Innovazione all’Arte e alla Cultura – è un viaggio di scoperta in un Paese che ha i talenti e le risorse per guardare negli occhi il futuro, è realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison con il sostegno di Intesa Sanpaolo.
Presentato, il 5 luglio scorso, a Treia, nella sessione di apertura del XVII Seminario estivo di Symbola, il rapporto nasce per raccontare questa parte del Paese.
Arrivato alla sua quarta edizione è stato realizzato in collaborazione con IMA e Comieco; con la partnership tecnica di Google, Ipsos Italia e di Si.Camera e il patrocinio dei ministeri degli Affari Esteri, dell’Ambiente.
Scorrendo le pagine della ricerca scopriamo che spesso l’Italia non sa di essere innovativa, versatile, creativa, reattiva, competitiva e vincente.
L’indagine condotta da Ipsos, all’interno del rapporto, è proprio sulla percezione e consapevolezza delle capacità del Bel Paese.
L’Italia è tra i primi 10 Paesi al mondo per investimenti in ricerca e sviluppo: solo il 13% degli italiani ne è consapevole, e addirittura quasi uno su due (45%) la ritiene una notizia poco attendibile.
Siamo il primo Paese europeo per riciclo di rifiuti col 76,9% del totale di quelli prodotti: ma solo un italiano su 10 lo sa e addirittura il 51% ritiene questa notizia non credibile.
Al tema della consapevolezza si aggiunge insomma quello della fiducia. Eppure all’estero cresce la domanda di Italia. In base all’analisi svolta sulle ricerche effettuate su Google, il numero di quelle legate al made in Italy e alle parole chiave ad esso riconducibili – un fondamentale indicatore della notorietà e del desiderio dei prodotti italiani nel mondo – è cresciuto del 56% tra il 2015 e il 2018.
Da record il surplus commerciale manifatturiero, quello dell’Italia è infatti il quinto al mondo – con 106,9 miliardi di dollari – dietro alla Cina, alla Germania, alla Corea del Sud e al Giappone.
Performance sostenute da migliaia di imprese medio-grandi, medie e piccole che ci fanno competere sui mercati globali grazie alle capacità di essere flessibili, attive in tanti campi diversi. I fattori vincenti del made in Italy si confermano essere la creatività, l’innovazione, il design, i settori hi-tech come la meccanica o i mezzi di trasporto.
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