29 Dic Gli ultimi dati Istat del 2019: l'economia ristagna ma si rafforza la fiducia di imprese e consumatori verso il 2020
L’economia italiana continua a ristagnare, la manifattura e i consumatori restano fiduciosi. In estrema sintesi è questo il quadro dipinto dalle ultime rilevazioni rese note dall’Istat al crepuscolo del 2019. <br>Un’annata che le statistiche hanno vissuto sul filo del rasoio, con i timori per una recessione che l’Italia è riuscita con un colpo di reni a scongiurare. Il Pil non si è contratto ma non è nemmeno cresciuto in maniera convincente, nel segno della stagnazione che ha attanagliato l’economia reale. Le ultime statistiche del 2019 pubblicate dall’Istat (le prossime le avremo nel 2020) fotografano e confermano questo trend, manifestando però una interessante dicotomia tra i dati della produzione e quelli della fiducia degli operatori economici: i primi tra il deludente e il neutro, i secondi che guardano con un sorriso (neanche troppo forzato) il prossimo futuro.
Se il 13 dicembre l’Istituto nazionale di statistica ci comunicava che gli ordinativi dell’industria ad ottobre avevano registrato un aumento congiunturale dello 0,5% (ma una flessione dello 0,5% guardando agli ultimi tre mesi rispetto ai tre mesi precedenti), dalla nota del 20 dicembre relativa ai prezzi alla produzione dell’industria non arrivano grosse turbolenze. A novembre 2019 infatti si stima una diminuzione congiunturale dello 0,2% dei prezzi e una diminuzione tendenziale del 2,5% che all’apparenza potrebbe rappresentare un segnale negativo. Tuttavia, depurando da questo dato l’andamento annuale negativo dei prezzi dell’energia la variazione congiunturale al ribasso scende a -0,1%, mentre quella tendenziale torna positiva a +0,3%. Altro dato di settore comunicato dall’Istat è quello relativo alle costruzioni, nel quale ad ottobre 2019 si stima la produzione sia cresciuta dello 0,4% rispetto a settembre.
I delta evidenziati in precedenza sono tutti prossimi allo zero, rispecchiando quella stagnazione cristallizzata anche nella variazione del Pil. Una dinamica che riguarda l’Italia ma non solo: è l’intera eurozona a registrare da mesi segnali di difficoltà. A confermarlo, oltre ai dati della produzione industriale delle principali economie, anche gli indicatori curati da Banca d’Italia, Ita-coin ed €-coin. Entrambi stimano l’andamento del Pil in tempo reale e a cadenza mensile, cercando di fotografare e prevedere ciò che i dati reali ex-post ci comunicheranno (una stima della crescita attuale trimestre su trimestre). L’Ita-coin di novembre pur confermando un trend di risalita si attesta al di sotto dello zero (-0,02), certificando un leggero rallentamento dell’economia lontano però dal peggior dato annuale, il -0,20 registrato a luglio. Se questo dato permette di sperare in una ripresa nel 2020 a non dare false illusioni ci pensa €-coin, l’indicatore relativo all’eurozona. Il suo valore è 0,16, confermando le stime più basse dalla fine del 2014. Con un’eurozona fiacca e un tessuto produttivo sempre più legato all’export, a tenere a galla le statistiche ci ha pensato negli ultimi mesi la domanda extra-Ue. Quest’ultima, tra settembre e novembre, ha fatto registrare un convinto +2,6%. Tuttavia, isolando i dati di novembre resi noti dall’Istat il 20 dicembre, va segnalata una netta diminuzione dell’8,1% delle esportazioni e una leggera diminuzione delle importazioni (-0,9%). Anche questi dati, apparentemente discordanti, vanno depurati da eventi una-tantum e/o straordinari, come “movimentazioni occasionali di elevato impatto, cantieristica navale, verso gli Stati Uniti” (dice l’Istat). Al netto di ciò la contrazione delle esportazioni si riduce ad un -1,4% su base annua.
Di fronte a rilevazioni così difficilmente interpretabili (se non dal grigio termine “stagnazione”), la fiducia di consumatori e imprese si presenta in ogni caso incoraggiante. A dicembre 2019 si stima che l’indice del clima di fiducia dei consumatori sia passato da 108,6 a 110,8 e che l’indice composito della fiducia delle imprese sia passato da 99,2 a 100,7. La categoria nella quale il miglioramento del clima di fiducia si è mostrato meno netto è il settore manifatturiero (con un passaggio da 99 a 99,1 a dicembre). Più convinte invece le costruzioni (da 137,1 a 140,1), i servizi (da 99,7 a 102,2) e il commercio al dettaglio (da 108,3 a 110,9).
“A dicembre 2019 si registra un clima di opinione complessivamente più favorevole rispetto al mese scorso sia per le imprese sia per i consumatori. Per quanto riguarda le imprese, in tutti i settori i giudizi sul livello degli ordini e della domanda sono in miglioramento, mentre gli imprenditori sono più cauti per quanto riguarda le relative attese che sono in aumento solo nelle costruzioni e nei servizi”, il commento della nota Istat.
Alla luce delle ultime rilevazioni quantitative e rinfrancati dagli indicatori di fiducia resta alquanto complicato prevedere notevoli scossoni per il 2020, viste anche le previsioni di crescita del Pil che la Commissione europea ha recentemente tagliato a +0,4%.