18 Nov Crollo dei consumi ad ottobre, secondo Confcommercio -8,1% rispetto al 2019
<br>Dopo la battuta d’arresto della produzione industriale di settembre anche i consumi aumentano le preoccupazioni sull’effettiva entità della ripresa. A lanciare l’allarme è l’ultimo rapporto dell’Ufficio studi Confcommercio, nel quale viene reso noto che l’ICC (Indicatore Consumi Confcommercio) ha fatto segnare ad ottobre una variazione pari a -8,1% rispetto al 2019, con una discesa del 5,1% rispetto al mese di settembre. La caduta dei consumi si sarebbe concentrata interamente nel settore dei servizi, sceso di oltre un quarto (-27,7%) rispetto al 2019, rispetto ad una sostanziale parità per quanto riguarda i beni (+0,2%). Ad essere maggiormente colpiti sono stati gli alberghi e ristoranti, che vedono il loro indice quasi dimezzato (-42,4%) rispetto ad ottobre 2019, ma anche i servizi ricreativi che perdono quasi tre quarti dei consumi a loro imputati (-73,2%). Scende anche, come prevedibile, il settore mobilità, nel quale i carburanti fanno segnare un -11,4% e i trasporti aerei -75,0%.
Per quanto riguarda i servizi si tratta della caduta tendenziale più alta dall’inizio dell’estate, dato che l’indice a -27,7% supera di gran lunga la discesa di settembre (-20,7%) e quella di agosto (-19,8%): “Ad ottobre, in linea con l’emergere della seconda ondata, la fase di recupero della domanda, che aveva già mostrato segnali di minor vivacità a settembre, si è interrotta. Il peggioramento pur interessando in misura più significativa la componente relativa ai servizi, appare piuttosto diffuso”, commenta Confcommercio.
Ancor più drammatica è la stima che Confcommercio dà sull’andamento mensile del Prodotto interno lordo, secondo cui nel mese di ottobre si sarebbe registrato un -5,0% rispetto al 2019 ma soprattutto un -12,1% tendenziale a novembre. Un valore a doppia cifra che si tramuta in un -7,7% congiunturale tra novembre e ottobre: “Considerando i provvedimenti susseguitisi nel mese di ottobre e le chiusure a macchia di leopardo iniziate ai primi di novembre, si stima per il mese in corso un calo congiunturale del Pil, al netto dei fattori stagionali, del 7,7%, dato che porterebbe ad una decrescita del 12,1% rispetto allo stesso mese del 2019”. Sempre riguardo ai dati tendenziali il quadro non si presenta certo roseo: il terzo trimestre aveva fatto segnare -4,7%, il secondo -17,9% e il quarto trimestre sta collezionando variazioni fortemente negative. Stime che Confcommercio calcola considerando “6 indicatori mensili (indice di produzione industriale, indicatore dei consumi Confcommercio (ICC), numero di occupati, clima di fiducia del commercio al dettaglio, indice dei nuovi ordinativi e indice dei sinistri denunciati con convenzione garanzia ponte dei dirigenti) e 2 indicatori trimestrali mensilizzati (deflatore del PIL e indice del fatturato delle imprese dei servizi)”.
A ribadire il quadro di assoluta emergenza ci ha pensato l’Istat con l’audizione del direttore Gian Paolo Oneto (Direttore centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche economiche) alla Camera dei deputati di mercoledì 18 novembre. Oneto sostiene che tra il primo e il secondo trimestre il numero di persone occupate nell’insieme dell’economia è sceso di 470mila unità ma che i lavoratori del commercio nel secondo trimestre 2020 risultano ben 191mila in meno rispetto al 2019. Gli occupati nel commercio, insomma, si avvicinano alla metà delle unità di lavoratori andati persi nel secondo trimestre sebbene costituiscano soltanto il 13,7% del totale degli occupati.